20090805

Il più, il meno e tutti i prodotti

Ok.. sono settimane che non pubblico.. però avrò scritto almeno 4 bozze, illegibili. Non ho lo stimolo, ma mi piacerebbe scrivere qualcosa di bello. Non che stia vivendo in un periodo "giù", anzi. Finalmente sto ritrovando l'equilibrio e il tutto lo devo principalmente a me stesso; ma senza nulla togliere agli amici, ovvio.
Come spesso scrivevo nel vecchio blog, è difficile che mostri il mio stato d'animo quando sono fuori, allo scoperto. Così parecchia gente, probabilmente, avrà capito (male) che non sia successo nulla dopo la separazione con Alice. Non gliene faccio una colpa, solo mi urterebbe sapere che mi prendano per un insensibile tale. Dubito, comunque, che in molti l'abbiano pensata così..

Bon, tornando al problema della scrittura.. le sto provando tutte (compresa la presente) pur di cavar qualcosa dalla mia testaccia. Ai tempi le parole mi uscivano come frecce graffianti e piene di sé. Arroganti, quasi. Malinconiche (sorvoliamo), nei periodi di bassa.
- Qual'è lo stimolo che la spinge a scriver poesie?
- Qual'è lo stimolo che ti spinge ad andare al cesso?
Buk
Esatto! non vado più al cesso. Forse dovrei trovarmi qualcosa della quale lamentarmi. Nelle lamentele sono il number one, specie se partono da una critica di quelle belle pese.
Proviamo a lamentarci del mio scrittore del momento: Bukowski (non s'era ancora capito, né?).
Beh, quello che mi ha fatto innamorare di lui è l'asprezza con la quale conduce i suoi racconti. È uno spudorato, un cinico, un puzzone, un vagabondo. Tutti aggettivi che il più delle volte portano a pensieri negativi ma che invece sto imparando ad inquadrare più a fondo. Essere inetto porta ad essere sì spudorati, cinici, puzzoni e vagabondo. Ma quando la si vive per scelta - la scelta di non scegliere - allora quegl'aggettivi per me diventano più che rispettabili, positivi - siamo la somma delle nostre scelte, d'altronde.
Ed ecco l'altro aspetto che mi ha conquistato dello scritto di Bukowski: la consapevolezza. Di checché sia, essa è per me importantissima. Vedersi, risconoscersi ed accettarsi.
Sembrano le belle parole delle nonne, eppure è così che si raggiunge la propria realizzazione e la felicità. Non certo demolarizzandosi alle critiche che in molti ti sparano contro, l'essere contraddetti od odiati per ciò che si pensa, scrive, legge o l'adeguarsi perché "tutti fanno così". Niente adulazioni, niente interesse altrui. Solo tu.
Tu sì che vai bene, Buk..